Come costruire una rappresentazione del mondo condivisa che possa aiutare ad orientare un gruppo o una comunità verso una metà collettivamente auspicabile?
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Spesso sono le paure e i timori inconfessati che orientano verso la critica distruttive e minano alla radice la possibilità di trovare soluzioni creative ai problemi.
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Il metodo del future lab’s è proprio finalizzato a dare alle persone la possibilità di pensare che le loro idee possano essere buone e realizzabili, permettendo così ad ognuno di sentirsi una risorsa per affrontare i problemi della propria organizzazione, comunità territorio.
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Il Future Lab (FL) è una modalità di partecipazione finalizzata a far emergere una visione condivisa del futuro in gruppi di cittadini e persone che possono appartenere sia a comunità variamente articolate che ad organizzazioni pubbliche e private, profit o non profit, associazioni.
Il laboratorio del futuro è stato sviluppato dal futurologo austriaco Robert Jungk che scrisse negli anni ‘50 intorno al rischio degli armamenti nucleari. Il suo obiettivo non era solo quello di protestare per gli armamenti nucleari ma anche quello di promuovere e organizzare un futuro diverso. Secondo Jungk le persone sono in grado di sviluppare critiche ma riescono raramente a riflettere per individuare soluzioni e alternative a misura di uomo e ancor più raramente pensano a cose veramente innovative. Ognuno di noi infatti è molto attaccati alla realtà e non ha l’abitudine ad immaginare il futuro: non a caso la scuola insegna ancora ad essere realisti, e gli stessi vocaboli utopia e visione sono stati per lungo tempo squalificati.
Quando utilizzarlo?
Il FL è una tecnica flessibile che può essere usata in diversi casi. Esso può aiutare a far emergere concrete paure, disagi e problemi collettivi e, a fronte di questi, indicare le risorse disponibili e valutare il tipo di partecipazione più adatta a sostenere il cambiamento. E’ un modello di elaborazione partecipata che si fonda sulla convinzione che l’esperienza e lo studio delle interazione a livello micro possa offrire le chiavi di lettura per comprendere ed agire anche al livello macro: infatti le relazioni inter-individuali generano risorsa per la comunità e i conflitti concreti svelano schemi di resistenza al cambiamento. Il Future Lab può può dunque essere consigliato per:
- facilitare il singolo e i gruppi ad acquisire empowerment e benessere psicosociale in una logica di sviluppo di comunità;
- favorire e accrescere la capacità di interagire positivamente con i contesti di vita all’interno di gruppi di lavoro, organizzazioni o comunità;
- per accrescere l’empowerment e l’acquisizione di nuove prospettive in merito al futuro proprio e della propria comunità di riferimento;
- sviluppare e dar corpo a nuove visioni che tengono conto dei propri desideri e delle proprie aspettative, arrivando ad individuare piani d’azione per reperire nuove opportunità;
- individuare i punti di forza e le competenze delle persone e dei gruppi, per sviluppare i loro sogni e le loro fantasie sociali e per inventare progetti di collaborazione all’interno della comunità;
- sostenere i processi di innovazione in gruppi compositi attraverso strumenti partecipativi;
- individuare un futuro alternativo con nuove idee e progetti finalizzati all’azione e alla innovazione sociale;
- favorire l’apprendimento dei processi cooperativi, espandendo il lavoro intellettuale con il potenziale creativo e intuitivo.
Come funziona in sintesi?
Il future lab è un seminario di lavoro collettivo che deve essere organizzato e gestito con rigore; esso è preceduto da una fase di invito e reclutamento dei partecipanti e si conclude con una restituzione finale. La struttura classica del Future Lab prevede tre sessioni.
La prima sessione del future lab è un momento importante in cui si esprimono, attraverso una qualsiasi forma espressiva (parola, scrittura,disegno, etc,) le critiche e le emozioni negative verso qualcosa che non va o non funziona. In questa fase la critica e la catarsi servono per analizzare il problema o la sfida La donata chiave è:
“cosa potrebbe accadere se procediamo nello stesso modo?”
Si condividono così perplessità, paure e timori e si incominciano a delineare le posizioni delle diverse persone. Si fa, infine, una catalogazione di quanto emerso e si chiede ai partecipanti un ordine di priorità
Nella seconda sessione di lavoro gli elementi critici emersi sono riformulati e tradotti in una dimensione di progettualità; è questa la parte cruciale del FL, la più difficile in quanto bisogna allontanarsi dalla realtà e sviluppare delle soluzioni utopiche. In questa fase si ipotizzano scopi positivi e si sviluppano idee e fantasie che consentano passaggi innovativi e creativi per la soluzione del problema e l’uscita dallo stato distopico. Per favorire questo passaggio possono essere utilizzate le più svariate tecniche creative per attivare il gruppo (ad es. brainstorming, 6 cappelli per pensare, etc.). La domanda chiave che caratterizza questa sessione è:
“cosa succederebbe se noi realizzassimo i nostri desideri?”
La terza sessione di lavoro cerca di adattare alla realtà quanto di visionario è emerso nella fase precedente. Qui si delineano i passi per avviare il progetto e vengono individuate e descritte quelle azioni concrete che possano portare più vicino al futuro immaginato anche analizzando le barriere che ostacolano questo processo. La domanda chiave è in questo caso:
“quali azioni bisognerebbe mettere in pratica se noi realmente attuassimo il nostro sogno?”
Partecipanti e facilitatori
Il Future Lab è usato in gruppi di lavoro di varia composizione per pianificare lo sviluppo della comunità e per supportare la partecipazione in contesti urbani più ampi ampi quali le città. E’ usato anche per gruppi di lavoro, che si occupano di organizzazione, per la pianificazione strategica e per dare inizio a progetti congiunti all’interno di comunità e organizzazioni: i partecipanti dunque possono essere i più diversi in funzione degli obiettivi che si perseguono. Ad un Future Lab possono partecipare mediamente 20-30 persone anche se non mancano casi che hanno coinvolto fino a 500 persone. Anche nei gruppi più piccoli si raccomanda la presenza di due facilitatori il cui compito è quello di organizzare e gestire le attività stimolando la creatività e la partecipazione attiva dei soggetti presenti.
Luogo e durata
Stando alla letteratura e ai consigli del fondatore la durata del FL è di 2-3 giorni anche se solitamente avviene per questioni di pertinenza in circa mezza giornata: è importante infatti che che chi inizia il processo lo porti a termine. Poiché ci si alterna continuamente tra lavoro in plenaria, nei piccoli gruppi e individuale serve avere a disposizione una stanza grande e minimo due stanze più piccole per i lavori personali e di gruppo. Per visualizzare in ogni momento tutte le parti del processo per tutti i partecipanti servono cartelloni e fogli di carta da attaccare ai muri, lavagne lucide e a fogli mobili, cartoncini, post it e pennarelli grandi e piccoli di vari colori.
Raccolta e trattamento dati
Il laboratorio del futuro è uno strumento di empowerment a livello individuale e collettivo; esso genera comunque una enorme quantità di dati in diversi formati che debbono essere valorizzati. Appunti, disegni, memo, voci raccolte durante i lavori, registrazioni audio-ideo eventuali, materiali prodotti debbono essere elaborati e sintetizzati in un rapporto (documentale ma meglio ancora testo-audio-visuale) che possa dare chiara visione della distopia, dell’utopia e dei progetti ed azioni ritenuti necessari per raggiungere il futuro atteso ed auspicato.
Criteri per valutare la qualità di un Future Lab
La finalità ultima di un Future Lab è quello di attivare risorse personali e collettive per il cambiamento; per valutare la bontà del processo e dei risultati raggiunti si possono osservare diversi criteri:
- le caratteristiche dei soggetti partecipanti rispetto all’obiettivo del seminario;
- la capacità dei facilitato di gestire il processo motivando e stimolando l’uditorio;
- l’accuratezza con cui sono individuati e descritti i problemi;
- l’accuratezza con cui è descritta la visione utopica;
- L’ampiezza e la varietà delle soluzioni, dei progetti e delle azioni prospettate;
- la soddisfazione dei partecipanti;
- la chiarezza e la precisione del rapporto finale;
- il grado di realizzazione delle attività emerse nel laboratorio dopo la sua conclusione.
Il rispetto di tali criteri è finalizzato a garantire che altri soggetti abbiano la possibilità di verificare la qualità delle conclusioni a cui si arriva e usarne i prodotti.
Collegamenti e bibliografia