Il termine secolarizzazione è entrato nel linguaggio giuridico nel 1648 durante le trattative per la pace di (1648), allo scopo di indicare il passaggio di beni e territori dalla Chiesa a possessori civili, e adottato in seguito dal diritto canonico per indicare il ritorno alla vita laica da parte di membri del clero. Nel XIX secolo è passato ad indicare il processo di progressiva autonomizzazione delle istituzioni politico-sociali e della vita culturale dal controllo e dall’influenza della religione e della Chiesa. In questa accezione, la secolarizzazione è diventata uno dei tratti salienti della modernità: perdendo la sua originaria neutralità si è caricato di connotazioni valoriali di segno opposto, designando per alcuni un positivo processo di emancipazione, per altri un processo degenerativo di desacralizzazione che apre la strada al nichilismo. Questa necessaria perdita del controllo clericale e religioso a vantaggio soprattutto delle sfere economica e scientifica, liberando da vincoli insostenibili, ha però lasciato un vuoto che l’etica della responsabilità personale e sociale, i diritti universali, le conquiste scientifiche non sembrano avere affatto colmato.
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Le passioni umane si fermano solo dinanzi a una potenza morale che rispettino. Se manca una qualsiasi autorità di questo tipo, la legge del più forte regna e, latente o acuto, lo stato di guerra è necessariamente cronico… Mentre le funzioni economiche un tempo rappresentavano solo una parte secondaria, esse ora stanno al primo posto. Di fronte a loro vediamo arretrare sempre più le funzioni militari, amministrative, religiose.
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Se dunque esiste una verità che la storia ha reso indubbia, questa è proprio l’estensione sempre minore della porzione di vita sociale che la religione ricopre. In origine essa si estendeva su tutto; tutto ciò che era sociale era religioso; i due termini erano sinonimi. In seguito, a poco a poco, le funzioni politiche, economiche, scientifiche si sono rese indipendenti dalla funzione religiosa, costituendosi a parte e assumendo un carattere temporale sempre più accentuato. Dio – per così dire – che in principio era presente a tutte le relazioni umane, si ritira progressivamente da esse; abbandona il mondo agli uomini e alle loro controversie.
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Fonte: Emile Durkheim, La divisione del lavoro sociale, 1893
Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.
Bernardo di Chartres