Volente o nolente la società è un contesto morale popolato da valori, norme e regole che dicono “cosa è bene e cosa è male”; ognuno di noi ha le proprie idee in proposito e giudica gli eventi e le persone in base a criteri che spesso sono sfocati e non espliciti; la letteratura può aiutare a fare un pò di chiarezza ma resta il fatto che il tema deve essere affrontato con attenzione e sensibilità.
Mi piace l’idea che la valutazione abbia numerosi punti di contatto con l’etica applicata e, allo stesso tempo, con le procedure cognitive quotidiane e ingenue che permettono a chiunque di definire ciò che è “buono o cattivo”, “giusto” o “sbagliato”. L’azione del valutare ha certamente a che fare con valori e principi etici che di quella rappresentano lo sfondo e la cornice: una certa conoscenza o, quantomeno, una forte sensibilità nei riguardi di questi temi, rappresenta una componente del sapere di ogni buon valutatore. Se è possibile condensare parte di questo sapere intorno a 5 criteri etici (conseguenza, dovere, diritti, giustizia sociale e cura) è anche necessario mettere in risalto le attenzioni che devono accompagnare un buon uso pratico di ognuno di essi. Ecco qualche possibile suggerimento.
i) Se ti senti più vicino/a a quanti usano il criterio delle conseguenze, che ha la sua forza nei requisiti di calcolabilità, nella centratura sui risultati e sugli obiettivi,
1) presta particolare attenzione a non violare l’equità e la giustizia sociale;
2) verifica che non siano stati lesi i diritti di altri e
3) sforzati di comprendere quali sono tutti i possibili effetti di un azione con riferimento particolare a quelli impreviste ed inattesi.
ii) Se ti senti più vicino/a a quanti usano il criterio del dovere, che ha la sua forza nella chiarezza delle aspettative e nella puntuale definizione che viene data alle relazioni contrattuali e professionali,
4) presta particolare attenzione a non trascurare i diritti degli stakeholders;
5) non enfatizzare troppo la (tua) prospettiva professionale (in particolare se sei un dirigente o un manager e
6) curati di non trascurare i fini generali in ossequio ai principi dai quali scaturiscono i doveri e le norme.
iii) Se ti senti più vicino/a a quanti usano il criterio dei diritti, che ha la sua forza nella chiarezza con cui fissa degli standard comportamentali e nella tutela basilare che garantisce agli individui,
7) presta particolare attenzione al fatto che i diritti non sono mai assoluti,
8 ) che possono essere in conflitto tra di loro;
9) e che bisogna considerare sempre con attenzione il principio di equità sociale.
iv) Se ti senti più vicino/a a quanti usano il criterio della giustizia sociale, che ha la sua forza nella attenzione con cui considera il modo attraverso cui i beni vengono distribuiti equamente,
10) presta particolare attenzione al possibile scivolamento da un ruolo “neutro” a quello di difensore o sostenitore degli “svantaggiati”;
11) presta attenzione a non enfatizzare il diritto all’equità a scapito dell’impegno e della creatività delle persone, infine,
12) guarda con attenzione ai diritti di tutti gli stakeholders.
v) Se ti senti più vicino/a a quanti usano il criterio della cura, che ha la sua forza nella attenzione al contesto e nella sensibilità con cui tratta le relazioni,
13) presta particolare attenzione al rischio di relativismo,
14) alla difficoltà di generalizzare e confrontare i risultati ottenuti;
15) ricorda che non sempre è facile trovare e praticare il miglior modo di “prendersi cura” in uno specifico contesto.
Tutto questo rende l’operazione del valutare ben più complessa rispetto ad una applicazione puramente tecnica di strumenti e metodi codificati e la trasforma in una attività critica e riflessiva aperta. A molti piace proprio per questo, altri, proprio per questo, non la comprendono.
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