Tutti sono convinti di saper valutare i percorsi di formazione. Se non altro perché ogni finanziatore lo richiede. Per questo, forse, qualche suggerimento può ancora tornare utile anche in questo campo.
Tutti sono convinti che un intervento di formazione debba essere valutato e, per far questo, esistono teorie, modelli, metodi e strumenti largamente diffusi e frequentemente utilizzati; chi valuta professionalmente e sa usare questa cassetta degli attrezzi, sa che anche in questo contesto si lavora sotto vincoli di risorse, tempo e budget, in un quadro relazionale caratterizzato dalla compresenza di interessi ed aspettative a volte contrapposte. Quali indicazioni seguire per valorizzare al massimo valutazione e formazione? Ecco alcuni suggerimenti.
1. Essere pragmatici. La valutazione deve servire a qualcuno, deve essere utilizzata. Chi sono dunque gli utilizzatori reali e potenziali e cosa possono fare delle informazioni? In che modo saranno coinvolti nel loro utilizzo? La valutazione deve essere progettata in base alle risorse disponibili tenendo conto di queste esigenze
2. Essere selettivi. Troppo spesso ci si concentra sulla fase di raccolta d’informazioni, bombardando i formandi con un enorme elenco di domande. E’ meglio invece individuare subito che cosa si vuole veramente sapere rispondendo ai seguenti interrogativi: quali sono le informazioni che servono? Qual è il modo migliore per scoprire ciò che si vuole sapere? In che modo si pensa di elaborare le informazioni che saranno raccolte?
3. Essere realistici. Diciamocelo: la compilazione di moduli e questionari non è per nulla divertente. Non aspettiamoci che le persone lavorino coscientemente e a lungo se devono seguire procedure di valutazione complesse anche se ben studiate. Informazioni fornite in modo frettoloso non meritano analisi raffinatissime; invece, spesso, le persone sono più veritiere quando forniscono direttamente dei feedback informali: a questi segnali bisogna prestare particolare attenzione.
4. Essere creativi. E’ bene sforzarsi di progettare un’attività di valutazione che sia di per sé piacevole e coinvolgente; in grado di motivare gli informanti e spingerli a fornire un feedback migliore.
5. Essere consapevoli. Un metodologo della ricerca sociale può criticare i difetti e le carenze rinvenibili in molti processi di valutazione. E’ bene chiarire fin da subito se l’obiettivo è quello di produrre una evidenza scientifica ineccepibile ed impeccabile (e costosa) o di realizzare qualcosa di credibile, forse un po’ approssimativo, ma comunque informativo, tempestivo e utile. Se servono raccomandazioni e suggerimenti o “prove inconfutabili”, se si ricerca la verità o l’utilizzabilità.
6. Essere professionalmente onesti. Se quello che viene richiesto e desiderato è un riconoscimento, una promozione di ciò che è stato fatto, allora sarà bene progettare un esercizio di pubbliche relazioni invece che una valutazione. Se lo scopo è quello di fornire informazioni burocratiche che servono ad onorare un debito informativo non occorre parlare di valutazione. E’ meglio riservare il termine valutazione a quei processi che intendono generare informazioni per supportare decisioni, produrre conoscenza ed apprendimento.
7. Essere equilibrati. C’è spesso l’idea che la cosa più importante per fare valutazione sia lo strumento (possibilmente validato e standardizzato: il test che risolve tutto) associato ad una rigida procedura di utilizzo. La formazione non è esattamente una “linea di produzione” ma un processo altamente variabile e molto umano. Meglio allora provare a combinare elementi standardizzati, che consentono di effettuare confronti nel tempo, con elementi più qualitativi capaci di raccogliere feedback anche casuali da prospettive differenti.
8. Essere olistici. Dopo un corso in cui le persone hanno vissuto tutta una serie di esperienze comuni, hanno continuato a comunicare tra di loro e hanno imparato a molti livelli, non è realistico aspettarsi che le informazioni raccolte su carta esprimano il senso della loro intera esperienza: sono piuttosto parte di un sistema più ampio che comprende quelledimensioni della relazione e dell’apprendimento che sono meno facili da catturare tramite questionario.
9. Essere umani. Alcuni metodi di valutazione tradizionali si sforzano di ridurre al minimo l’influenza del valutatore, nella errata convinzione cha la partecipazione non sia “scientificamente” rispettabile. Al contrario, una valutazione che valorizzi i punti di vista, coinvolgendo anche persone significative nella vita del partecipante, può avere ai suoi occhi maggiore credibilità e più valore. Le tecnologie di comunicazione digitale, i social network, possono offrire nuove opportunità di relazione utilizzabili per valutare.
10. Essere veritieri. Disegno, metodi, strumenti e modalità di analisi utilizzate consentono di affermare alcune cose ma non altre: dire sempre e solo quello che si può dire in funzione dei metodi usati e delle informazioni raccolte, in considerazione delle aspettative delle audiences coinvolte e nel rispetto delle regole condivise nella comunità dei valutatori.
11. Essere puntuali e tempestivi. Poiché la valutazione è orientata all’uso e a questo finalizzata, il suo valore è direttamente connesso alla puntualità e alla tempestivà con cui le informazioni sono rese disponibili e successivamente utilizzate dai decisori; a volte questi devono essere convinti e guidati ad usare in modo costruttivo le evidenze valutative.
12. Essere sempre orientati all’apprendimento. Man mano che pezzi di valutazione vengono realizzati, fin troppo spesso, ci si rende conto di quello che funziona davvero, che manca e che poteva essere fatto meglio: è attraverso questo processo critico e formativo che si impara il mestiere e si costruisce un sistema di saperi fondato sul miglioramento continuo.
Buona valutazione a tutti.
One Response to “12 suggerimenti per migliorare la valutazione di interventi formativi e contribuire al loro successo”
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